Misurare oggettivamente la vulnerabilità individuale allo stress: è uno dei primi risultati degli esperimenti condotti dal Centro Extreme - team composto ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr), della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa - sui sei astronauti impegnati nella simulazione del viaggio spaziale verso Marte.
«Abbiamo svelato correlazioni inedite e assolutamente inaspettate fra qualità del sonno e livello di stress», osservano Remo Bedini (Ifc-Cnr) e Angelo Gemignani (Università di Pisa), co-fondatori del centro multidisciplinare. «La misurazione del sonno, basata su rilevazioni elettroencefalografiche non invasive e originali, sia per la registrazione sia per l’elaborazione dei segnali, getta le basi per poter misurare oggettivamente i livelli di stress del singolo individuo».
Che lo stress alteri la qualità e la quantità del sonno è un dato noto da tempo, «ma che la Sleep Slow Oscillation (SSO), l’onda madre del sonno ad onde lente (il sonno ristoratore), rappresenti un target specifico dell’ormone dello stress (cortisolo) è un dato del tutto innovativo», proseguono i ricercatori di Extreme. «In altre parole i risultati preliminari del Centro, realizzati grazie all’analisi della SSO con un nostro algoritmo originale, indicano che elevati livelli di cortisolo sono in grado di alterare significativamente le proprietà della SSO e quindi la sua funzione omeostatica».
La ricerca, concludono Bedini e Gemignani, «apre uno scenario sulla potenziale misura ’attitudinalè della persona allo stress, legata a un preciso periodo temporale e alle particolari condizioni operative in cui essa agisce, e potrà contribuire alla determinazione dei profilo di rischio dei singolo individui e dunque fornire un contributo essenziale alla moderna medicina predittiva».