Tra i tanti artisti del passato sento di avere una forte attrazione per la pittura di Pieter Bruegel, pittore fiammingo del Cinquecento.
Qualche anno fa ho ammirato alcune sue opere nella stupenda sala, a lui dedicata, al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel vedere i quadri di questo Artista dal vivo mi sono reso conto della ricchezza dei particolari e della precisione del segno, quadri talmente ricchi di personaggi e di particolari che per goderne appieno della loro bellezza, avrei dovuto passare ore davanti ad ogni opera. Le riproduzioni presenti nei libri, essendo di piccolo formato, non sempre riescono a dare la reale visione della capacità di miniaturista di Pieter Bruegel.
Io però amo la sua pittura proprio per la ricchezza di particolari con cui componeva le opere e con le quali, ancora oggi, trasporta lo spettatore in un mondo svelato fino al più minuto particolare anatomico, di costume e di atteggiamento.
E’ ben nota l’accuratezza con cui i fiamminghi sapevano ritrarre un fiore, un albero, un granaio o un gregge di pecore. La loro specializzazione consisteva nel dipingere quadri il cui pregio essenziale era la stupenda abilità e fedeltà della rappresentazione.
Il tema principale, che identificava l’arte di Pieter Bruegel, fu lo studio della vita paesana, l’uomo che egli prediligeva dipingere era colto dal vero e amava ritrarlo mentre mangiava, danzava o lavorava. A Bruegel interessava osservare e descrivere le manifestazioni della vita, proprio in queste egli ricercava e trovava lo stravagante e il grottesco. L’uomo viene perciò rappresentato per quello che è in realtà, con i suoi difetti ma anche con le sue furberie. Un soggetto tragicomico, uno scherzo della natura, un uomo talvolta rachitico che si rotola sotto il sole, dove niente afferra e niente capisce. Allo spettatore il compito di trarne la morale.
Scene di vita reali, rappresentate con dovizia nei minimi particolari non tralasciando la cura del paesaggio circostante; rupi, fiumi, monti, valli e colline si sviluppano su diversi piani creando allo spettatore la sensazione di una prospettiva a volo d’uccello. Non mancano tranquilli villaggi con le case dai tetti di paglia, gli alberi e cespugli disegnati con la precisione di un botanico, e uccelli precisi in ogni loro piuma.
Bruegel lavorò molto non solo ai suoi quadri ma anche a stampe satiriche, a mappe e incisioni. Dipinse quadri religiosi e pagani, raffigurazioni di mostri per descrivere il demonio, i peccati e le colpe dell’uomo.
Una critica seria su Pieter Bruegel non prese avvio che nell’ultima decade dell’ottocento e tuttavia non sfugge ancora alla definizione di popolare. Oggi lo vediamo riprodotto su copertine di quaderni, su calendari e persino su portacenere, eppure lui fu diverso; in pieno Cinquecento non decorò altari o chiese o palazzi, ma dipinse per gli amici e per pochi collezionisti che lo amavano.
In poche righe ho voluto parlare di questo grande Maestro, che merita ben altri spazi, solo per stimolare il lettore di questa sezione ad approfondire la conoscenza di Pieter Bruegel e di altri grandi Artisti del passato che non essendo attualmente “alla moda” restano sconosciuti a gran parte della gente non trovando spazio nelle grandi mostre e nella diffusione da parte dei mass-media specializzati d’arte.