cultura e tradizioni
Il clima dell’Avvento cristiano già si viveva nel mondo contadino pagano quando la gente viveva nella trepida attesa, negli arcani silenzi delle lunghe e gelide notti di dicembre l’arrivo del solstizio d’inverno, segnale che il sole stava ritornando. In questa atmosfera di raccoglimento era facile accettare l’immagine di un Bambino nato da una Vergine proprio in una stalla dove rimaneva nascosto finché, dodici giorni dopo, i Magi non lo avrebbero riconosciuto e lo avrebbero fatto conoscere al mondo intero. Era una storia semplice da raccontarsi ricca tra l’altro dell’elemento meraviglioso rappresentato dalla divinità del Bambino. Si trattava di un Bambino atteso dal mondo come cosmica era l’attesa del sole. L’avvento del Cristo segna quindi la rinascita della natura, l’inizio di una nuova avventura di vita in quella perennità del ripetersi dei cicli stagionali. Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù come riporta Luca "in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo”. Il presepio come lo vediamo rappresentare ancor oggi nasce secondo la tradizione dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio rappresentato poi magistralmente da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Primo esempio di presepe inanimato è invece quello che Arnolfo di Carnbio che scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti producono statue di legno o terracotta che sistemano davanti a una pittura riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Natività, il tutto collocato all'interno delle chiese. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani. La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel secolo scorso quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali poveri e in modo artigianale usando pezzi di legno, cortecce e muschio raccolti dai ragazzi lungo le stradine di campagna, utilizzando l’argilla si modellavano le statuine. Nelle regioni del nord Italia alla vigilia di Natale era usanza porre sul focolare un grosso ceppo che doveva bruciare lentamente tanto da durare fino all’Epifania. Credenza popolare diceva che quelle ceneri fossero un rimedio contro le infiammazioni delle gengive e per i mali che soffrivano le bestie bovine.