C'è chi non dimentica un viso neppure ad anni di distanza e chi fa fatica a riconoscere anche un amico se lo incontra per la strada. Eppure, a conforto di chi continua a collezionare una figuraccia dietro l'altra, c'è una nuova scoperta scientifica: è il Dna a fare la differenza tra chi vanta una memoria fotografica e chi ricorda a stento i lineamenti di una persona che ci hanno presentato pochi giorni fa. Soprattutto, questa abilità non è collegata al quoziente di intelligenza, ma si tratta piuttosto di una virtù ereditaria.
Sono questi i dati che emergono da uno studio realizzato sui 102 coppie di
gemelli identici e 71 coppie di gemelli eterozigoti di età compresa tra i 7 e i 19 anni, condotto dai ricercatori del Mit (Usa) insieme a un'equipe di colleghi di Pechino. La scoperta, pubblicata su "Current Biology", getta nuova luce
nel dibattito circa la natura e il funzionamento di mente e intelligenza. Dai risultati dello studio sembra che alcune abilità cognitive siano ben distinte dall'intelligenza in quanto tale, proprio come accade quando una persona è bravissima con i numeri, ma ha difficoltà, ad esempio, con le parole. Insomma, secondo i ricercatori, la mente funzionerebbe come una specie di coltellino svizzero,con una parte generale e alcuni moduli ben distinti.
"Il nostro studio fornisce le prime prove a sostegno dell'ipotesi della modularità della mente, a partire da una prospettiva genetica" spiega Jia Liu, docente di neuroscienze alla Beijing Normal University cinese."Alcune abilità cognitive, come appunto quella di riconoscere i visi, sono legate a geni specialistici
piuttosto che a quelli generalisti" aggiunge.
Gli scienziati sono giunti a questa conclusioni dopo aver analizzato le coppie di gemelli, selezionate in alcune scuole di Pechino, sottoponendo bambini e ragazzini a una serie di test per valutare la loro abilità nel riconoscere i visi. I punteggi ottenuti erano molto più vicini nel caso dei gemelli identici. Dopo aver escluso l'influenza di vista, memoria e altre capacità cognitive, i ricercatori hanno collegato dunque questa capacità al Dna. Gli studiosi hanno poi sottoposto il campione ad altri test, scoprendo che il fatto di essere più o meno fisionomisti non è legato al quoziente d'intelligenza. Gli esperti stanno ora indagando su alcune altre abilità cognitive, come la comprensione del linguaggio, dei numeri o il movimento nello spazio, per capire se si tratta di abilità collegate o meno con il quoziente intellettivo, sempre grazie all'aiuto dei giovanissimi gemelli
TGcom